Aggiornato il 29 Aprile 2023
Il conto economico a valore aggiunto mira a evidenziare il valore che l’azienda crea, ossia se produce ricchezza reddituale. Il valore aggiunto rappresenta il maggior valore imputabile a fattori quali remunerazione del capitale finanziario di terzi e proprio, imposte dirette, costo
del lavoro, consumo dei beni capitali (e.g. macchinari).
Il valore aggiunto esprime, quindi, la differenza tra il valore della produzione e i costi esterni, consente così di coprire i costi interni e altri oneri derivanti da altre
gestioni aziendali. Il valore aggiunto indica la quantità di ricchezza da ripartire tra i vari stakeholder: personale dipendente (retribuzioni), Stato (tasse e imposte), soci conferenti capitale di rischio (dividendi), finanziatori (interessi passivi) e autofinanziamento all’impresa. Il metodo a valore aggiunto è il metodo più diffuso, poiché le informazioni contenute nel bilancio d’esercizio sono sufficienti, per l’analista esterno, a eseguire la riclassificazione.
Si parte dai ricavi operativi netti e a essi si sommano o sottraggono le variazioni del magazzino di prodotti finiti o semilavorati. L’insieme dei ricavi per la vendita di beni e servizi (gestione caratteristica), insieme a variazioni del magazzino, variazioni dei lavori in corso di ordinazione, variazioni immobilizzazioni prodotte internamente e ad altri proventi della gestione caratteristica, danno come risultato il “valore della produzione tipica”. Ad essa vanno sottratti i costi della gestione caratteristica, ossia i costi per l’acquisto di materie prime, sussidiarie e di consumo, costi per servizi, costi per godimento beni di terzi, variazioni delle materie prime, sussidiarie e di consumo, infine gli altri oneri della gestione tipica.
L’insieme di questi costi prende il nome di “costi esterni”.
Il valore aggiunto è il valore creato dal surplus tra costi e ricavi, ossia il risultato tra
Valore della produzione tipica – costi esterni = valore aggiunto.
Una volta trovato il valore che l’impresa riesce a creare con la sola attività caratteristica, si sottrae allo stesso il costo dei prestatori di attività lavorativa: così facendo si ottiene il “margine operativo lordo” (MOL) o EBITDA (“Earnings Before Interests Taxes Depreciation and Amortization”) ossia il margine prima del calcolo di ammortamenti, svalutazioni, accantonamenti e delle altre gestioni complementari a quella caratteristica. Il MOL è il risultato della differenza tra ricavi e costi monetari collegati alla sequenza “acquisto-trasformazione-vendita”. Il MOL rappresenta l’indicatore reddituale più assimilabile a una grandezza finanziaria poiché, rispetto all’EBIT, esso risulta influenzato solo da componenti di reddito “monetari”.
Il successivo passo consiste nel sottrarre all’EBITDA gli ammortamenti (ossia il valore di consumo dei beni capitali), le svalutazioni e gli accantonamenti. Si ottiene così il valore EBIT (“Earnings Before Interests and Taxes”), detto anche “reddito operativo” (o risultato operativo). Sottraendo dal MOL gli ammortamenti si ottiene il Risultato Operativo, corrispondente alla quota di risultato che la gestione operativa rende disponibile per la remunerazione del capitale finanziario, proprio (dividendi) o di credito (interessi passivi).
Aggiungendo o sottraendo i vari risultati della gestione patrimoniale e straordinaria si giunge al “risultato prima delle imposte” (EBT). Per trovare il “reddito netto” è, a questo punto, sufficiente sottrarre le imposte dovute.
La distinzione tra costi interni ed esterni del conto economico a valore aggiunto è basata su una finzione. Si suppone che nel momento dell’inizio dei cicli produttivi l’azienda abbia predisposto le strutture tecniche rappresentate dagli impianti; e le strutture organizzative, rappresentate dal personale dipendente. Questi due tipi di fattori, pertanto sono considerati fattori preesistenti rispetto alla produzione, ovvero fattori interni. Detto questo, per iniziare i cicli di produzione l’azienda ha necessità di approvvigionarsi di tutti gli altri fattori complementari: le materie prime e tutti gli altri servizi operativi. Questi due tipi di fattori sono considerati fattori esterni poiché acquisiti dall’esterno della combinazione aziendale.