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Aggiornato il 27 Aprile 2023
Lo Stato Patrimoniale è il prospetto che evidenzia la composizione qualitativa e la consistenza quantitativa del capitale alla data di chiudura del bilancio. Il capitale viene rappresentato attraverso le voci che lo costituiscono: attività, passività e patrimonio netto.
Lo Stato patrimoniale è il primo dei due prospetti obbligatori del bilancio di esercizio e il suo contenuto è disciplinato dall’articolo 2424 del Codice Civile, che ne stabilisce struttura e contenuti.
Quanto alla struttura, lo Stato patrimoniale si presenta come un prospetto a sezioni contrapposte, delle quali la prima sezione indica le attività di cui l’azienda può disporre alla data di chiusura dell’esercizio, mentre la seconda sezione misura l’entità dei debiti o passività che l’azienda ha nei confronti di istituti di credito, enti, fornitori e finanziatori diversi nonché l’entità delle risorse finanziarie apportate o non prelevate da parte dei soci/azionisti (patrimonio netto).
Lo Stato patrimoniale è paragonabile ad una istantanea della situazione patrimoniale dell’;azienda. Per il bilancio si assume la situazione alla fine dell’ultimo giorno dell’esercizio ( in genere il 31 dicembre ) e la si raffronta con quella al 31 dicembre dell’anno precedente, coincidente alla situazione iniziale (all’nizio del primo giorno dell’esercizio attuale)
Lo Stato patrimoniale è suddiviso in due sezioni, le attività e le passività.
La prima sezione evidenzia il patrimonio dell’azienda, rappresentato da immobilizzazioni, crediti, magazzino ecc.
La seconda sezione evidenzia tutti quanti i debiti, nei confronti dei soci ( per il capitale sociale) nei confronti delle banche, dei fornitori non ancora pagati, nei confronti dei dipendenti ( per il TFR ) e nei confronti di terzi. Le due sezioni debbono dare un risultato identico per definizione, dal momento che anche l’eventuale utile derivante dalla gestione costituisce un debito verso i soci sia che venga distribuito sia che venga accantonato.
Le attività prevedono 4 raggruppamenti di voci chiamate A, B ,C, D, mentre le passività prevedono 5 raggruppamenti, dalla A fino alla E.
L’ordine dell’elencazione,le lettere ed i numeri esposti per indicare le varie voci sono fissi e stabiliti per decreto.
ATTIVITA’ | PASSIVITA’ |
---|---|
Impianti | Debiti verso banche |
Immobili | Debiti verso fornitori |
Merci | Debiti verso dipendenti |
Cassa e banca | Altri debiti |
Crediti verso clienti | Capitale netto |
Altre attivita’ |
Praticamente lo Stato patrimoniale cosa dice? Come viene investito il denaro dalle attività, da dove viene il denaro dalle passività. E’ ovvio che vi troveremo in parte debiti e in parte denaro dell’imprenditore ovvero i mezzi propri (o capitale netto). Quindi il lato di destra, la sezione del passivo risponde alla seguente domanda: da dove viene il denaro che l’imprenditore ha a sua disposizione?
Ci dobbiamo poi chiedere come l’imprendiore abbia investito il denaro raccolto. A questa seconda domanda – come è investito il denaro – risponde, pertanto, la sezione dell’attivo dello Stato patrimoniale. Vi troveremo merci, impianti, ma anche crediti e disponibilità di contanti.
Lo Stato patrimoniale ci dice, in sintesi, quali sono le fonti finanziarie a disposizione e come sono stati impiegati i capitali raccolti.
Le attività esprimono investimenti o impieghi di risorse e sono rappresentate da:
• valori finanziari attivi (crediti verso clienti, conti correnti bancari attivi ecc.);
• valori economici relativi a beni acquistati ma non ancora interamente utilizzati (impianti, rimanenze di merci ecc.).
Le passività esprimono finanziamenti o finti di risorse esterne e consistono in:
• valori finanziari passivi (debiti verso fornitori, finanziamenti bancari ecc.);
• valori economici relativi a ricavi già conseguiti ma che interessano anche gli anni futuri.
Normalmente le attività sono superiori alle passività e la loro differenza costituisce il cosiddetto CAPITALE PROPRIO dell’azienda, detto anche capitale netto. Esso esprime, come già visto, i finanziamenti di proprietà dell’imprenditore.
Nel caso in cui l’azienda sia costituita in forma societaria, il capitale proprio può essere suddiviso in:
• capitale sociale, costituito dalle risorse messe a disposizione dell’impresa dai soci;
• fondi di riserva, che derivano da utili conseguiti ma non disribuiti tra i soci;
• utle di esercizio che eventualmente si realizza e che costituisce un’ulteriore fonte di finanziamento (fino a che non vega distribuito tra i soci.
Analisi delle attività
Tralasciando la prima voce A), il cui enunciato è già di per sè esplicativo, e che interessa solo le aziende nella loro prima fase di vita o successivamente a valle di qualche aumento di capitale non ancora perfezionato, la voce B), riguardante le immobilizzazioni , viene a sua volta suddivisa in tre raggruppamenti inferiori, ciascuno contraddistinto da un numero romano:
B – Immobilizzazioni
I) Immobilizzazioni immateriali
II) Immobilizzazioni materiali
III) Immobilizzazioni finanziarie
Ciascun sottogruppo a sua volta è suddiviso in un certo numero di voci specifiche di dettaglio, che rappresentano un terzo livello di informazione, e ciascuna voce viene contraddistinta con un numero. L’elenco completo è il seguente:
I – Immobilizzazioni immateriali
1. Costi di impianto e di ampliamento
2. Costi di ricerca, sviluppo e pubblicità
3. Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
4. Concessioni, licenze, marchi e brevetti
5. Avviamento
6. Immobilizzazioni in corso ed acconti
7. Altre
In questo gruppo di voci sono riportati essenzialmente dei costi capitalizzati, cioè sostenuti nel corso di un determinato esercizio ma che interessano anche esercizi successivi. L’oggetto dell’analisi è quindi rappresentato da un bene non materiale, e non individuabile fisicamente. Può trattarsi del diritto di fare qualcosa, della capacità di produrre dei beni, dal Know-how specifico, che pur non essendo qualcosa di palpabile fisicamente rappresenta un patrimonio dell’azienda.
La prima voce ad esempio riguarda le spese di costituzione della società o i costi relativi ad aumenti di capitale o altro.
Analogamente la seconda voce riguarda Spese di ricerca e sviluppo per la messa a punto di prodotti o processi che verranno utilizzati negli anni successivi, ed è quindi logico suddividerli su vari esercizi.
Le voci 3 e 4 riguardano il valore dei brevetti ottenuti, valorizzati al costo ed il valore delle licenze, marchi o altre cose similari acquisite , anche esse valorizzate al costo di acquisto.
L’avviamento è il maggior valore di acquisto di alcune partecipazioni rispetto al valore nominale.
Le altre due voci sono self-explaining e non meritano una particolare attenzione.
II – Immobilizzazioni Materiali
1. Terreni e fabbricati
2. Impianti e macchinario
3. Attrezzature industriali e commerciali
4. Altri beni
5. Immobilizzazioni in corso ed acconti
In questo gruppo di voci sono elencati i beni che sono fisicamente individuabili ed i raggruppamenti sono fatti più per natura che per destinazione. Terreni e fabbricati sono messi insieme perchè sono beni con ammortamento molto lungo, (i terreni si considerano avere una durata eterna ed i fabbricati si considerano avere una durata trentennale).
Seguono impianti e macchinario la cui durata può oscillare da un minimo di cinque anni ad un massimo di dieci o dodici anni.
Le attrezzature differiscono dal macchinario per la minore durata ( solitamente 4 anni), e possono talvolta generare confusione con il macchinario o con le parti di macchinario.
Le altre due voci sono self explaining e quindi vengono tralasciate. L’unica precisazione da fare, visto che la dizione è simile a quella delle ultime due voci delle immobilizzazioni immateriali, riguarda gli acconti: ovviamente da una parte vi sono gli acconti versati al fine di acquisire un bene materiale e dall’altra gli acconti per acquisire un bene immateriale come un brevetto o una licenza.
Esaurita la disamina delle voci, vediamo adesso quali siano i valori che vengono inseriti nel bilancio per tali singole voci.
Le immobilizzazioni materiali ed immateriali, ammesso che non vi siano nuove acquisizioni negli anni successivi, andranno gradualmente diminuendo nel tempo, perchè si considera che in ciascun anno degli esercizi successivi verrà portato come costo una frazione dell’immobilizzazione. Vi è un deprezzamento dell’immobilizzazione sia per la normale usura (caso di immobilizzazioni materiali) sia per la diminuzione del tempo disponibile per poter sfruttare il brevetto o la licenza.
Per questi due tipi di immobilizzazioni quindi il valore sarà definito dai valori originari di acquisizione dei beni, diminuito del fondo di ammortamento , vale a dire dalla somma di tutti i deprezzamenti dei beni, calcolati ciascuno separatamente ed analiticamente. La tabella dei calcoli apparirà nella nota integrativa.
III Immobilizzazioni finanziarie
1 – Partecipazioni in
a) Imprese controllate
b) Imprese collegate
c) Altre imprese
2 – Crediti
a)Verso imprese controllate scadenti entro l’esercizio successivo
Verso imprese controllate scadenti oltre l’esercizio successivo
b) Verso imprese collegate scadenti entro l’esercizio successivo
Verso imprese collegate scadenti oltre l’esercizio successivo
c) Verso controllanti scadenti entro l’esercizio successivo
Verso controllanti scadenti oltre l’esercizio successivo
d) Verso altri scadenti entro l’esercizio successivo
Verso altri scadenti oltre l’esercizio successivo
3 – Altri titoli
4 – Azioni proprie ( Valore nominale complessivo)
Questo gruppo di voci dà uno spaccato delle immobilizzazioni finanziarie dell’azienda, cioè dell’impiego che essa ha fatto delle proprie risorse finanziarie per acquisire la proprietà parziale o totale di altre aziende o per finanziarle in maniera stabile con finanziamenti cioè superiori ai 12 mesi. E’ da notare la differenza fra controllata e collegata . Ciascuna delle due situazioni implica una partecipazione rilevante al capitale sociale della società da parte del soggetto interessato, ma nel primo caso si ha la responsabilità del management, e quindi si può ipotizzare una partecipazione largamente maggioritaria, mentre nel secondo caso si ha una partecipazione di minoranza. Piccole partecipazioni vengono accolte nella terza voce, partecipazioni in altre imprese
Analogamente avviene per le voci relative ai crediti, suddivisi in crediti verso controllate, verso collegate, e in crediti verso la controllante, visto che potrebbe essere la controllata che finanzia la casa madre.
Infine vi è una voce, la 4), che riguarda le azioni proprie, voce che interessa in genere quasi esclusivamente le società quotate in borsa che possono acquistare azioni proprie per sostenere il corso della quotazione in alcuni particolari momenti, ma tale eventualità è regolata da restrizioni sia sulle quantità che sulle durate.
Per quanto riguarda le immobilizzazioni finanziarie si può riscontrare un livello di dettaglio estremamente elevato che interessa in genere solamente i grandi gruppi industriali, in modo da favorire una certa trasparenza della gestione.
Per quanto riguarda infine la diminuzione o l’incremento dei valori da un anno all’altro, nel caso di partecipazioni è generato dalle variazioni del patrimonio netto delle consociate/ partecipate/ altre imprese, e nel caso di crediti, dal parziale rimborso o dall’erogazione di nuovi finanziamenti alle collegate/ controllate / controllante o altri.
C – Attivo Circolante
L’attivo circolante raggruppa quattro voci, caratterizzate dai numeri romani : Rimanenze, Crediti, Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni, ed attività liquide. Ciascuna voce poi è suddivisa in altre sottovoci coma dallo schema seguente:
I – Rimanenze
1 – Materie prime, sussidiarie e di consumo
2 – Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati
3 – Lavori in corso su ordinazione
4 – Prodotti finiti e merci
5 – Acconti
II – Crediti
1 – verso clienti ( al netto del fondo svalutazione crediti)
2 – Verso imprese controllate
3 – Verso imprese collegate
4 – verso controllanti
5 – Verso altri
III – Attività che non costituiscono immobilizzazioni
1 – Partecipazioni in imprese controllate
2 – Partecipazioni in imprese collegate
3 – Altre partecipazioni
4 – Azioni proprie
5 – Altri titoli
IV – Attività liquide
1 – Depositi bancari e postali
2 – Assegni
3 – Denaro e valori in cassa
La voce rimanenze ovviamente raccoglie, dettagliando per natura delle merci, il valore del magazzino. I valori che vengono assegnati alle varie partite di merci sono quelli di costo. Se ciò è abbastanza intuitivo per le merci acquistate, (Materie prime e componenti acquistati fuori), diviene abbastanza complesso nel caso di prodotti in corso di lavorazione o di prodotti finiti. Come vengono valorizzati tali prodotti?
Il valore è al costo, ma come si fa a calcolare il costo di ciascun prodotto?
La rilevazione viene effettuata a costi standard, nei quali entrano sia il costo delle materie prime che il costo del lavoro. Il costo delle materie prime però viene assunto sulla base dei costi realmente sostenuti, e tale costo può variare nel corso dell’anno e può non essere indifferente assumere per un lotto di materie prime il prezzo dell’inizio dell’anno o del lotto più antico giacente in magazzino o il prezzo di quello acquisito più recentemente. Si hanno diverse possibilità di scelta per evitare confusione. La prima consiste nell’assumere costantemente come riferimento il prezzo del lotto più antico in giacenza, indipendentemente dal lotto dal quale viene realmente prelevato il materiale. ( Metodo Fifo = First in , first out) Il secondo metodo consiste nell’assumere costantemente il prezzo dell’ultimo lotto acquisito ( Metodo Lifo = Least in , first out) ed il terzo, forse il più equilibrato, consiste nel prendere come riferimento la media mobile dei prezzi di acquisto dei beni giacenti in magazzino.
Per quanto riguarda il costo della manodopera, ricordiamo che essa viene calcolata in minuti di lavorazione ed i minuti vengono moltiplicati per un costo standard che include sia il costo medio dell’operaio sia i vari costi distribuiti, costi nei quali entrano anche gli ammortamenti e gli altri costi fissi. Tale distribuzione si basa su ipotesi di ore lavorate e di efficienza del lavoratore ipotizzate inizialmente e possono differire talvolta anche in maniera non trascurabile dalla realtà contingente. Può capitare soprattutto che vadano a spalmarsi su alcune voci le inefficienze di alcuni singoli reparti- Ciò significa che fra tutte le voci del bilancio quella che da o può dare adito a qualche incertezza è sempre il magazzino.
Lascia qualche perplessità la voce “attività che non costituiscono immobilizzazioni”, dal momento che le sottovoci previste sono analoghe a quelle previste per le immobilizzazioni finanziarie, e la distinzione potrebbe essere solamente dovuta al fatto che in questo caso le partecipazioni o i titoli in portafoglio si ritenga di non tenerli in maniera stabile ma solo provvisoriamente.
D – Ratei e risconti attivi
1 – Disaggio su prestiti
2 – Altri ratei e risconti attivi
L’ultima voce riguarda i Ratei e Risconti attivi ; In tale voce vengono inseriti essenzialmente tutti quegli elementi correttivi che consentono di tener conto di alcuni componenti attivi di competenza dell’esercizio, quindi già maturati, ma non ancora incassati perchè il loro incasso avverrà nel corso dell’esercizio successivo ( ad esempio un canone posticipato per un periodo a cavallo della chiusura dell’esercizio), oppure di pagamenti anticipati già effettuati nel corso dell’esercizio ed in parte relativi all’esercizio successivo ( Ad esempio un canone anticipato pagato per un perioda a cavallo della chiusura dell’esercizio) Nel primo caso si avra la necessità di correggere il bilancio dicendo che vi è un rateo attivo (non incassato ma di competenza dell’esercizio) pari ai mesi maturati, e nel secondo caso si correggerà dicendo che vi è un risconto pari ai mesi già pagati relativi all’esercizio successivo.
Analisi delle voci delle passività
Anche le passività vengono suddivise in gruppi caratterizzati da lettere maiuscole dell’alfabeto, i quali sono poi a loro volta suddivisi ciascuno in sottogruppi individuati da numeri romani che ulteriormente vengono frazionati in voci individuate da un numero.
I gruppi sono:
A) Patrimonio Netto
B) Fondi per rischi ed oneri
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
D) Debiti
E) Ratei e Risconti passivi
Una prima osservazione per i “Non addetti ai lavori” riguarda il patrimonio netto. Chi non abbia dimestichezza con i bilanci si potrà chiedere a ragione con quale logica il patrimonio netto, che nell’ immaginario comune costituisce un bene, e quindi una attività, venga messo fra le passività. Occorre precisare che il patrimonio netto, che come vedremo è costituito dal capitale sociale e dalle riserve e dagli utili non distribuiti, è un debito che la società ha nei confronti dei soci. Non dobbiamo dimenticare che la società è costituita a termini di statuto per un periodo limitato nel tempo(almeno formalmente) e quindi alla scadenza, quando la società si scioglierà, il capitale sociale più le riserve e gli utili non distribuiti andranno ripartiti fra i soci, e nel bilancio viene espresso quanto i soci dovrebbero avere se lo scioglimento dovesse avvenire alla chiusura dell’esercizio.
Passando all’analisi dettagliata delle diverse voci, occorre notare ancora che esse sono messe in ordine di esigibilità crescente, iniziando prima con le voci che diverranno esigibili dai creditori più lontane nel tempo, e via via elencando quelle più immediatamente esigibili. La prima voce sarà quindi data dal patrimonio netto, esigibile dai soci alla fine della vita della società, per finire con i debiti a breve termine, variamente esigibili , qualcuno forse anche il giorno dopo la chiusura del bilancio.
Andando con ordine si avrà:
A – Patrimonio netto
I Capitale Sociale
II Riserva da sovrapprezzo azioni
III Riserve da rivalutazione
IV Riserva legale
V Riserva per azioni proprie in portafoglio
VI Riserve statutarie
VII Altre riserve
VIII Utili (Perdite) portati a nuovo
IX Utili (Perdite) dell’esercizio
La prima voce, il Capitale Sociale non necessita di alcun commento, mentre la seconda, la riserva da sovrapprezzo azioni, ha una spiegazione nel meccanismo dell’aumento del capitale sociale e nella valutazione dell’azione singola.
Premesso che l’ammontare esigibile dai soci sarà dato dal patrimonio netto della società, e quindi il valore di ciascuna azione almeno teoricamente è dato dal valore del patrimonio netto diviso il numero delle azioni, mentre il loro valore nominale ( o valore originario) sarà dato dal valore del solo capitale diviso il numero delle azioni. Quando si abbia un aumento di capitale con immissione di nuovi soci, le azioni saranno emesse al valore nominale, ma saranno pagate dai nuovi soci al valore effettivo, e la differenza fra tali due valori sarà accantonata dalla società in un fondo , chiamato appunto fondo sovrapprezzo azioni.
Le riserve legali, riserve straordinarie, riserve statuarie ecc sono degli accantonamenti di utili che potranno essere utilizzati in futuro per perequare il dividendo o per coprire perdite o per altri impieghi.
Diversa è la natura delle riserve di rivalutazione. In periodi di inflazione, il valore dei beni riportati nell’attivo dello stato patrimoniale non corrisponde più neanche alla lontana al valore di mercato del bene, col risultato che i valori riportati in bilancio non danno una situazione effettiva della realtà. Per tale motivo occorrerebbe rivalutarli, ma ogni rivalutazione viene considerata una plusvalenza, cioè un reddito extra, e come tale tassato, quindi le aziende si astengono da tale operazione. Per evitare distorsioni dei risultati, il fisco periodicamente consente la rivalutazione dei beni esentasse, con apposita legge, e per evitare lo squilibrio nello stato patrimoniale, ove la somma delle poste attive e di quelle passive deve sempre coincidere, consente di bilanciare tale plusvalore derivante dalla rivalutazione, non con un incremento di utile ma con una riserva apposita, la riserva di rivalutazione.
La riserva legale è una riserva prescritta dalla legge che viene costituita accantonando una parte degli utili ogni anno, fino al raggiungimento del 5% del capitale sociale. Altri accantonamenti di utili sono possibili ma trovano allocazione in riserve straordinarie che etrano far parte della voce sottostante, la voce VII, Altre riserve distintamente indicate, oppure nelle Riserve statutarie, se la loro esistenza è determinata dallo statuto della società.
Nella voce VIII, Utili o perdite riportati a nuovo, malgrado siano menzionati utili e perdite, nella realtà si trovano molto pù frequentemente le perdite: Si tratta del risultato negativo di un esercizio che non viene ripianato mediante una diminuzione delle riserve o del capitale, ma che viene rimandato per il ripianamento all’esercizio successivo.
Infine compare la voce IX Utile o perdita dell’esercizio, il cui significato non necessita di commenti.
B – Fondi per rischi ed oneri
1 . Per trattamento di quiescenza ed obblighi simili
2 . Per imposte
3 . altri
Il raggruppamento B contiene tutta una serie di Fondi accantonati per varie spese future, alimentati o adeguati anno dopo anno, ed il loro significato sembra fin troppo evidente. E’ da notare solamente che il trattamento di quiescenza è diverso dal trattamento fine rapporto essendo qualcosa di addizionale che scaturisce da accordi sindacali per categoria di lavoratori o a livello aziendale.
C – TFR
E’ anche questo un accantonamento regolato per legge e di fondamentale importanza.
D – Debiti
1 . Obbligazioni
2 . Obbligazioni convertibili
3 . Debiti verso banche
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
4 . Debiti verso altri finanziatori
5 . Acconti
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
6 . Debiti verso fornitori
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
7 . Debiti rappresentati da titoli di credito
8 . Debiti verso impresa controllate
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
9 . Debiti verso impresa collegate
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
10 . Debiti verso controllante
11 . Debiti tributari
12 . Debiti Verso istituti di previdenza e sicurezza sociale
13 . Altri debiti
esigibili entro l’esercizio successivo
esigibili oltre l’esercizio successivo
La descrizione è già self-explaining, e l’unica osservazione occorre farla per il caso dei debiti verso banche, ove fra quelli esigibili entro l’esercizio vanno inseriti sia le rate dei mutui scadenti nell’esercizio sia i debiti di conto corrente come pure quelli di tutte le linee di credito soggette a revoca.
Ai fini della valutazione del bilancio occorre fare una separazione netta fra i debiti a breve termine e quelli a medio/lungo termine, di gran lunga più importante rispetto a quella imposta dal legislatore fra debiti verso controllate, controllanti, collegate, ecc.
E – Ratei e risconti
1 . Aggio sui prestiti
2 . Altri ratei e risconti passivi
E’ una voce che congloba tutta una serie di impegni e di costi già maturati ma liquidabili nell’esercizio successivo ( un esempio di rateo passivo è costituito dagli interessi maturati e non ancora addebitati ) o da importi già incassati ma che sono di competenza, in parte, dell’esercizio successivo. (un esempio può essere costituito da un affitto anticipato relativamente ad un periodo che copre una parte dell’esercizio successivo.