Aggiornato il 28 Aprile 2023
Il periodo amministrativo dei bilanci è generalmente un anno; la maggioranza delle società lo fanno coincidere con l’anno solare, ma ciò non è prescritto dalla legge. per alcune tipologie di aziende soprattutto quelle che hanno un picco di attività corrispondente con il periodo natalizio. è opportuno fissare il termine del periodo amministrativo/contabile il 30 giugno, altrimenti si potrebbe avere una visione distorta della situazione aziendale.
Il responsabile del bilancio è sempre l’amministratore o il dirigente responsabile del bilancio che lo firma, salvo il caso in cui un piccolo imprenditore si rivolga per la redazione del bilancio ad un consulente esterno, che in caso di problemi sarà chiamato in causa.
Il bilancio ha uno scopo conoscitivo, perché offre informazioni sull’andamento della gestione e sul patrimonio dell’impresa ed ha soprattutto una funzione di controllo: tutti i soggetti interessati possono conoscere l’operato dell’amministratore.
I soggetti che possono avere interesse nel conoscere il bilancio sono numerosi: i soci, gli investitori, i finanziatori (specialmente le banche, prima di concedere un fido o un finanziamento, chiedono per prima cosa una copia degli ultimi bilanci della società), i dipendenti (che dovrebbero informarsi sui risultati dell’azienda), i fornitori, i clienti (per essere sicuri che l’impresa possa consegnare quanto richiesto) e gli uffici fiscali.
Alcune regole del bilancio sono dettate dalla legge, altre no.
Le imposte non si pagano partendo dal risultato del bilancio; per fare il calcolo dell’importo delle imposte si devono fare calcoli elaborati, perché ai fini della tassazione l’utile viene modificato in base alle regole fiscali. per questo motivo molte aziende italiane, soprattutto piccole, tendono a minimizzare l’utile per pagare meno tasse. Questo può però creare difficoltà nel momento in cui ci si rivolge alla banca per un finanziamento, poiché le banche finanziano le aziende in grado di produrre ricchezza.
In Italia le aliquote fiscali sono abbastanza elevate, ma è anche presente una forte evasione. Esistono statistiche che provano che quando sono aumentate le aliquote il gettito fiscale complessivo non è aumentato, si può quindi evincere che l’evasione aumenta proporzionalmente al peso fiscale.
Le aliquote fiscali elevate possono anche spingere i grandi gruppi a spostare gli stabilimenti o le sedi in paesi che hanno regimi fiscali più favorevoli.
Il bilancio è un documento molto articolato, che contiene molti documenti: quelli più conosciuti sono quelli quantitativi che sono il Conto economico e lo Stato patrimoniale. Il bilancio deve sempre quadrare; ciò si ottiene inserendo l’utile e la perdita d’esercizio nella colonna corrispondente.
Il Codice civile prevede anche la nota integrativa, che è una descrizione degli schemi contabili, poi il fascicolo di bilancio presenta altri documenti, come una relazione sulla gestione, in cui gli amministratori spiegano la gestione e le relazioni degli organi di controllo: i sindaci ed i revisori dei conti, che dichiarano che il bilancio è stato redatto seguendo il codice civile. Tale funzione viene effettuata, per le società quotate in borsa, da società di revisione.
Anche la legge pone delle differenze: per le imprese individuali e le società di persone il bilancio rimane un atto privato, mentre per le società di capitali è un atto pubblico e deve essere depositato presso il registro delle imprese che ha sede presso le Camere di Commercio competenti territorialmente, che ne consegna copia (dietro il pagamento di una somma modesta) a chiunque ne faccia richiesta.
Ci sono anche delle banche dati a pagamento che permettono di vedere i bilanci e di confrontare quelli di società simili. Le banche consultano molto queste banche dati.
Le voci della parte descrittiva del bilancio delle società di capitali sono fissate da un articolo del Codice civile, che ha lo scopo di garantire la possibilità di comprendere subito come è fatto quel bilancio.
All’interno dello Stato patrimoniale e del Conto economico ci sono gli stessi contenuti, ma cambia la forma.
Lo Stato patrimoniale, come dice il suo nome, comprende il patrimonio dell’impresa; che è calcolato secondo le regole di redazione dei bilanci, che per motivi prudenziali portano ad una sotto stima della ricchezza, poiché la legge impedisce alle aziende di presentarsi più ricche di come sono realmente. Questo principio non è uguale in tutto il mondo: ad esempio in Inghilterra cercano di essere molto precisi per permettere all’investitore di capire qual’è il valore dell’azienda; questo metodo può però essere sfavorevole ai finanziatori.
Nell’attivo, posto a sinistra dello Stato patrimoniale si inseriscono tutti gli elementi di proprietà dell’azienda che consentono di rappresentare valori che costituiscono la ricchezza dell’azienda, l’impresa può essere proprietaria dello stabilimento o essere in affitto; la proprietà rende ovviamente l’impresa più ricca: ci sono anche i macchinari, gli impianti, le attrezzature ed i mobili per ufficio; ci possono essere anche le scorte di magazzino, che costituiscono ricchezza. Le imprese, come logica di gestione, dovrebbero avere un valore di magazzino piuttosto basso: se il magazzino è molto alto può significare che si produce più di quanto si riesce a vendere.
Altri elementi che aumentano la ricchezza sono i crediti, che rappresentano i diritti di incassare del denaro in una data futura, l’azienda ha anche i conti correnti bancari e la cassa. Alcune aziende possono anche possedere altre società o partecipazioni azionarie in altre società.
Nel passivo, a destra, si inseriscono i debiti: prestiti e mutui dalle banche, debiti verso fornitori per merci acquistate e non ancora pagate, debiti verso il fisco, verso i dipendenti. come il TFR.
A quel punto si è in grado di calcolare la ricchezza dell’azienda, che è data dalla somma di tutte le parti dell’attivo meno l’importo totale del passivo.
Il patrimonio dell’azienda viene chiamato “patrimonio netto” proprio perché è la ricchezza al netto dei debiti.
Il bilancio, per definizione, deve bilanciare, quindi si inserisce l’utile a destra: non ci sono quindi solo i debiti ma anche l’utile. All’interno della voce “patrimonio netto”, ci sono diverse informazioni più analitiche: la prima voce che si trova nel patrimonio netto è il capitale sociale, cioè il capitale iniziale a disposizione dell’impresa.
Se si analizzasse lo Stato patrimoniale di un’impresa alla sua fondazione, si troverebbe a sinistra la cassa e a destra il capitale sociale per l’importo corrispondente. In seguito il capitale sociale rimane fisso, mentre la cassa viene utilizzate per iniziare l’attività: si trasforma il denaro in altre voci dello Stato patrimoniale.
Dello Stato patrimoniale si dice che è una sorta di fotografia dell’azienda, perché è statico.
Analizzando il bilancio è necessario capire la differenza tra aspetto finanziario ed economico: l’aspetto finanziario riguarda la liquidità disponibile, quello economico è dato dalla previsione di incassi e di pagamenti, poiché le imprese non pagano gli acquisti né incassano i proventi delle vendite al momento della consegna delle merci: nella stragrande maggioranza dei casi sono concesse delle dilazioni di pagamento, mentre per legge l’operazione viene considerata conclusa alla consegna del materiale.
Questo è un concetto per chi non è abituato a ragionare in termini di impresa: il guadagno si calcola non confrontando gli incassi ed i pagamenti come si potrebbe immaginare, ma confrontando i ricavi e i costi: se i ricavi sono superiori ai costi significa che il prezzo di vendita per le quantità collocate sul mercato è complessivamente superiore a tutti i costi sostenuti per arrivare ad ottenere quel prodotto.
In questo caso si ottiene il guadagno, detto “utile di esercizio”, se invece il prodotto costa di più di quanto si ricava dalla sua vendita si ha una “perdita di esercizio”.
L’utile o la perdita rappresentano la ricchezza creata e la ricchezza distrutta; quando si dice che il sistema delle imprese crea ricchezza, si deve ricordare che crea ricchezza se produce utili.
Ma avere molti utili non significa necessariamente avere molti soldi. Questo per gli imprenditori è un fattore molto delicato: vendono tantissimo, sono bravi a fare un prodotto che piace con un margine buono.
Il problema della tassazione è che il fisco tassa l’utile, non solo i soldi a disposizione. Se ad esempio si ha un utile di 100, ma in banca si ha 20 ed il fisco chiede 40 di tasse, si dovrà chiedere un prestito per pagare le tasse.
Questo significa gestire male l’aspetto finanziario, cioé i rapporti con i clienti e i fornitori.
Si possono verificare anche dei casi in cui esiste un utile “potenziale” ma l’aspetto finanziario è squilibrato; ciò si verifica quando si hanno clienti che pagano con un ritardo considerevole, molte piccole imprese falliscono proprio per una cattiva gestione finanziaria.
Talvolta le aziende molto indebitate hanno un utile prima degli interessi passivi, ma dopo averli detratti ottengono una perdita di esercizio. In queste situazioni potrebbe risultare più conveniente trovare un socio finanziatore con cui dividere gli utili che pagare gli interessi alle banche.
Se invece si ha una perdita di esercizio perché i ricavi sono inferiori ai costi, il problema riguarda il prodotto, che ha perso valore sul mercato, quindi l’azienda deve cercare di rinnovare il prodotto.
I centri commerciali sono invece l’esempio della gestione finanziaria ideale, i clienti pagano in contanti, mentre i fornitori sono pagati a 180-210 giorni. Molte grandi società sono proprietarie di di catene di grande distribuzione proprio per assicurarsi una notevole disponibilità di cassa.
Il guadagno non può essere statico come lo Stato patrimoniale, ma deve essere correlato ad un periodo di tempo; deve essere necessariamente misurato. Questo è il motivo per cui il conto economico, che è il documento in cui i scrivono i costi e i ricavi, è relativo ad un periodo.
Anche il conto economico contiene l’indicazione dell’utile o della perdita di esercizio. L’utile può arricchire la società o essere distribuito ai soci, lasciando immutata la ricchezza dell’azienda. generalmente le aziende italiane, essendo per la maggior parte piccole, distribuiscono ai soci tutto l’utile e quindi non hanno risorse aggiuntive. le aziende che vogliono crescere non dovrebbero distribuire gli utili ma devono reinvestirli.
Dal punto di vista formale il Conto economico delle società di capitali è fissato dal codice civile, che fa si che non ci siano da una parte i ricavi e dall’altra i costi (il vecchio schema del Conto economico a sezioni contrapposte). Ci sono una parte di costi ed un pò di ricavi ed ancora costi e ricavi in forma scalare, con la forma algebrica: il valore della produzione ha il segno +, i costi hanno il segno meno, quindi si deve fare la differenza tra il valore della produzione ed i costi e si ha un primo risultato. Successivamente si calcolano i proventi e oneri finanziari, che possono avere il segno + o il segno meno, quindi si calcolano le rettifiche di valore, i proventi e oneri straordinari. Sommando tutto algebricamente si ottiene il risultato ante imposte. Successivamente si sottraggono le imposte e nell’ultima riga si inserisce il guadagno o la perdita dopo aver imputato le imposte.
La forma scalare consente a chi conosce la tecnica di valutare meglio l’andamento della società e a capire le ragioni di eventuali perdite, se sono economiche o finanziarie.
Un’altra situazione che può capitare è vedere il risultato ante imposte 100 e le imposte 130, questo può lasciare l’imprenditore perplesso, perché non capisce come le imposte possano superare l’importo dell’utile.
Questo accade perché il calcolo delle imposte parte da un punto di partenza, nel senso che per il fisco alcuni costi non sono detraibili ai fini delle imposte: l’auto aziendale e il telefono aziendale, per esempio, non possono essere totalmente detraibili. Questo serve ad evitare abusi, ma può danneggiare gli imprenditori che usano quei beni in modo prevalente per l’impresa.
Questo capita alle imprese che guadagnano poco, poiché in questo caso basta il mancato riconoscimento ai fini fiscali di alcuni costi per trasformare l’utile in perdita.