Indice
Aggiornato il 22 Aprile 2023
Le analisi per margini hanno l’obiettivo di accertare le relazioni esistenti tra le varie classi di attività e passività (nello Stato patrimoniale) e di costi e ricavi (nel Conto economico) e forniscono per lo Stato patrimoniale informazioni sulla struttura delle Fonti e degli Impieghi in un determinato istante, per il Conto economico, invece, le analisi per margini evidenziano risultati economici parziali.
Le analisi per margini sulla struttura delle Fonti e degli Impieghi in un dato istante portano ad evidenziare i seguenti margini
-Margine di struttura
-Capitale circolante netto
Margine di Struttura
Margine di struttura primario
Il margine di struttura primario è costituito dalla differenza tra il capitale proveniente dalla compagine sociale e le attività immobilizzate:
Il margine di struttura primario, se positivo, segnala una relazione fonti/impieghi ben equilibrata
Un margine primario positivo si può riscontrare con molta difficoltà nella pratica aziendale.
In tal caso esso segnala la possibilità dell’impresa di realizzare una strategia di sviluppo degli impieghi senza il ricorso a finanziamenti esterni, in quanto si rivela sufficiente il realizzo delle attività correnti (scorte e crediti).
Un margine negativo sta ad indicare che per finanziare la sua struttura fissa, l’impresa è stata costretta a ricorrere al capitale di terzi per la parte mancante.
La negatività del margine di struttura primario è considerata normale, a condizione che non sia su valori elevati. La differenza, in questo caso, è coperta da debiti.
Margine di struttura secondario
Se invece confrontiamo la somma del capitale proprio e del passivo consolidato con l’attivo fisso si ottiene un secondo margine, detto margine di struttura globale o margine di struttura allargato o secondario.
Se positivo, esso segnala l’esistenza di una soddisfacente correlazione tra le fonti a medio-lungo termine con gli impieghi ugualmente a medio-lungo termine, se negativo invece segnala che gli impieghi nella struttura fissa sono finanziati anche con passività correnti a breve termine.
Il margine di struttura, inteso nel suo significato globale, permette di esaminare le modalità di finanziamento dell’attivo immobilizzato ed è costituito, come abbiamo visto, dalla differenza tra il Capitale permanente (Capitale proprio + Passività consolidate) e l’Attivo immobilizzato.
Il margine di struttura globale può essere un indicatore della capacità di una ulteriore espansione dell’attività aziendale o, al contrario, di una eventuale insufficienza del capitale proprio in relazione alle dimensioni aziendali.
Margine di struttura > 0
Le attività immobilizzate sono state finanziate con fonti di capitale proprio. Questo significa che il capitale permanente finanzia anche una parte delle attività circolanti, contribuendo all’equilibrio tra fonti ed impieghi.
Margine di struttura < 0
Il Capitale permanente non finanzia interamente le attività immobilizzate, che saranno dunque in parte finanziate con passività correnti, generando uno squilibrio finanziario.
Capitale circolante netto
Il capitale circolante netto è un margine di liquidità ed esprime in termini assoluti la differenza tra attività correnti e le passività correnti.
Quando esso è positivo (attività correnti > passività correnti), esso esprime una situazione di equilibrio in quanto il CCN sta ad indicare quanto in più delle risorse si trasformerà nel breve periodo rispetto agli impegni in scadenza nello stesso periodo. L’azienda sarà pertanto in grado di far fronte agli impegni finanziari di prossima scadenza con l’utilizzo delle attività liquide o prontamente liquidabili.
Il Capitale circolante netto, come indicatore della liquidità, è condizionato dal peso delle scorte di magazzino che costituiscono l’investimento con minore liquidità in quanto: • Includono una quota di scorte minime, che in pratica costituiscono un investimento fisso; • Possono includere una quota di materie prime che devono subire un processo di trasformazione e di commercializzazione prima di trasformarsi in liquidità.
Quando esso è negativo (attività correnti minori delle passività correnti), significa che l’impresa si trova in una situazione di illiquidità.
La situazione finanziaria- patrimoniale rileva la copertura di investimenti fissi con fonti di finanziamento a breve termine.
Il capitale circolante netto negativo segnala che gli investimenti fissi risultano finanziati anche con debiti correnti e quindi segnala una situazione finanziaria precaria: • Le attività immobilizzate sono state finanziate anche con debiti a breve, • Le attività correnti non sono sufficienti a fare fronte ai debiti a breve.
Nell’ipotesi di CCN negativo, se tra i debiti formalmente a breve non si tiene conto dei debiti verso banche, che possono essere considerati di natura permanente per il rinnovo continuo dei prestiti alla scadenza, si giunge a valori spesso assai diversi del Capitale Circolante Netto, anche di valore positivo.
Margine di tesoreria
Il margine di tesoreria deriva dalla differenza tra il totale delle disponibilità liquide e differite e il totale delle passività correnti.
L’obiettivo della solvibilità finanziaria è investigato attraverso il Margine di tesoreria che è una prima misura, espressa in valore assoluto, della condizione di liquidità/solvibilità di un’azienda, ossia la misura della sua capacità di soddisfare le richieste debitorie a breve termine con le risorse che scaturiscono dalle attività correnti e dalle attività liquide
Il margine di tesoreria è l’espressione della liquidità aziendale rapportata agli impegni assunti dall’impresa nel breve periodo con le sole liquidità, non essendo prese in considerazione le rimanenze.
Il margine di tesoreria misura l’indipendenza dell’azienda nel fare fronte alle passività a breve scadenza utilizzando le disponibilità liquide o le attività prontamente liquidabili. Master24, edizione Il Sole24ore
Il margine di tesoreria si ottiene dunque dalla differenza tra le liquidità (immediate e differite) le passività correnti.
Il margine di tesoreria può essere positivo, segnalando quindi un margine di liquidità.
Il margine di tesoreria può essere negativo, segnalando deficienze di liquidità e possibili tensioni finanziarie nel breve periodo.
Nell’ipotesi in cui il margine di tesoreria sia negativo, facendo salvo l’arrivo di nuova liquidità, l’impresa non sarebbe in grado di onorare le proprie posizioni debitorie a breve termine.
All’azienda si prospettano queste alternative
trasformare in liquidità nell’arco dei 12 mesi impieghi non considerati per il calcolo del margine di tesoreria (rimanenze o attività fisse); Spostare nel lungo periodo parte delle passività a breve (non pagando ad esempio i fornitori o consolidando i conti correnti passivi).
Si tratta di verificare se il risultato negativo del Margine di tesoreria non sia ricollegabile ad acquisti effettuati a fine esercizio per scorte di natura speculativa, incrementando in tal modo le passività correnti e le disponibilità economiche, ma lasciando inalterate le liquidità. Come scrive Gianfranco Balestri “Sarebbe stato preferibile acquisire le scorte speculative con passività consolidate a medio-lungo termine”. all’eventuale scadenza più ravvicinata dei crediti rispetto a quella dei debiti e le vendite dell’esercizio successivo si trasformeranno in liquidità prima della scadenza dei debiti.
Risulta essere, comunque, considerato normale un margine limitatamente negativo, perché, in un’azienda in normale funzionamento, è quasi impossibile che vi sia una richiesta contemporanea di rimborso immediato di tutti i debiti, sia pure solo di quelli correnti.
Posizione finanziaria netta
Un ulteriore margine, utilizzato spesso nelle analisi finanziarie è costituito dalla Posizione finanziaria netta (PFN).Essa, (conosciuta anche come Indebitamento finanziario netto) individua l’indebitamento netto dell’impresa in esame ed esprime, in maniera sintetica, il saldo tra fonti ed investimenti di natura finanziaria.
La Posizione Finanziaria netta può essere
-Positiva, in tale caso le disponibilità liquide e i crediti finanziari a breve termine sono maggiori delle passività finanziarie a breve, medio e lungo termine e pertanto l’impresa ha una disponibilità finanziaria pari al valore ottenuto.
– Negativa, in tal caso si parla di indebitamento finanziario, che evidenzia l’esposizione netta dell’azienda nei confronti dei terzi finanziatori (istituti di credito, società finanziarie, obbligazionisti, società di leasing e di factoring ecc.) per l’ammontare indicato dalla formula. I debiti finanziari sono considerati indipendentemente dalla scadenza temporale.
Il concetto di Posizione finanziaria netta ha trovato solo recentemente impiego nella prassi. La formula della posizione finanziaria netta è quella sotto indicata.
POSIZIONE FINANZIARIA NETTA
=
DEBITI FINANZIARI
–
CREDITI FINANZIARI
–
LIQUIDITA
Esempio