Aggiornato il 1 Maggio 2023
Con l’introduzione anche in Italia della IV direttiva comunitaria si è cercato di armonizzare la redazione del conto economico e dello stato patrimoniale, ma la struttura del bilancio non permette ancora una lettura agevole e completa in quanto le imprese redigono bilanci completamente differenti in funzione delle esigenze conoscitive che sono destinati a soddisfare: ai fini di una corretta analisi finanziaria (riguardante ad es. la redditività e le prospettive aziendali replicabili senza modifiche in tutti i paesi) risulta quindi utile riesporre i documenti contabili; queste riclassificazioni non hanno alcuna validità sotto il profilo formale-normativo.
Il bilancio redatto secondo le disposizioni della IV direttiva costituisce una ricca fonte informativa per procedere ad analisi volte all’apprezzamento della gestione aziendale e dei risultati da essa prodotti in termini reddituali e finanziari. Conto economico, stato patrimoniale e nota integrativa non sono prospetti definitivi a questo scopo, in quanto non permettono di porre in risalto gli aspetti particolari legati alla realtà di ogni singola azienda e non possono essere confrontati con altri analoghi: si rendono quindi necessarie delle analisi comparative che permettono di comprendere i fattori che hanno dato luogo ai valori contabili, per poter apprezzare l’economicità con cui è stata condotta la gestione nel suo complesso, le potenzialità di sviluppo dell’azienda e la sua dinamica finanziaria. Si tratta necessariamente di analisi comparative con performance passate o aziende dello stesso settore o di un simile contesto macroeconomico. I soggetti interessati all’informativa sono sia interni che esterni all’azienda, ciascuno mira ad indagare la stessa realtà, ma con angolazioni differenti. Le analisi economico finanziarie possono essere condotte sia su dati passati, che su quelli prospettici
Risulta essere possibile indagare la redditività secondo tre differenti profili di analisi
-efficacia dell’attività produttiva
-redditività dell’attività caratteristica
-redditività delle attività aziendali diverse da quella caratteristica
Gestione caratteristica e gestione corrente sono usati come sinonimi ed identificano l’insieme delle attività di acquisto, trasformazione e vendita che realizza tipicamente un’azienda industriale (la tipologia più complessa); l’azienda commerciale invece è articolata in due momenti (acquisto e vendita); infine l’azienda di servizi erogherà gli stessi dopo aver acquisito le condizioni necessarie (materiali ed immateriali).
Oltre a quella caratteristica ci sono tre aree alle quali ricondurre tutte le componenti positive e negative di reddito
-gestione finanziaria: comprende le operazioni di reperimento delle varie forme di capitale necessario a finanziare l’attività e quelle legate all’investimento di risorse liquide, queste due categorie generano oneri e proventi finanziari ovvero le
remunerazioni del capitale preso a prestito e poi investito;
-gestione straordinaria: riguarda operazioni che hanno carattere di eccezionalità cioè che non fanno parte del continuo operare economico;
-gestione accessoria: comprende le operazioni svolte con una certa continuità ma che non costituiscono l’obiettivo peculiare dell’operato aziendale.
Aggregando le componenti di reddito secondo la rispettiva pertinenza gestionale è possibile indagare la redditività delle diverse aree di gestione, risalendo alle origini del risultato d’esercizio. Partendo dal fatturato e con opportune disaggregazioni ed aggregazioni è possibile evidenziare risultati intermedi di particolare rilievo.
Prima modalità di riclassificazione: il conto economico scalare a fatturato e costo del venduto
Si individuano facilmente due zone di elementi
-al di sopra del reddito operativo da riferire alla gestione caratteristica;
-al di sotto dello stesso sono classificabili come estranei alla gestione corrente.
Al fatturato si sottraggono tutti i costi strettamente imputabili alla produzione dei beni venduti nell’esercizio ottenendo il risultato lordo industriale, che costituisce una valida manifestazione del margine economico dell’attività industriale in senso proprio. Nel costo del venduto ci sono tutte quelle componenti di costo dipendenti dall’attività produttiva che ha avuto luogo nell’esercizio, relativamente ai beni venduti. Al risultato lordo si sottraggono tutti i costi commerciale e distributivi (comprendenti le provvigioni pagate ai rappresentanti, i costi di pubblicità ecc.) e i costi amministrativi e generali (tra cui le retribuzioni del personale addetto all’amministrazione), perché legati all’attività caratteristica ma non imputabili alla produzione industriale. Il risultato operativo è l’espressione chiave della redditività della gestione corrente
Per ottenere il risultato di competenza si deve sommare al reddito operativo gli oneri ed i proventi finanziari e delle gestioni accessorie in modo da ricavarne la singola redditività.
-Reddito operativo: fornisce una misura dell’efficacia della gestione corrente.
-Reddito di competenza: indica l’andamento dell’intera gestione aziendale di competenza di un esercizio.
La redditività della gestione operativa deve avvenire nel rispetto dell’economicità, una situazione negativa sarebbe sostenibile solo per periodi limitati anche se le altre gestioni hanno andamenti positivi. Le componenti straordinarie di reddito devono comunque essere analizzata soprattutto se assumono entità e continuità rilevanti. Per una visione ancora più immediata spesso si ricorre alle percentuali, ponendo il fatturato pari a 100.
Seconda modalità di riclassificazione: il conto economico scalare a produzione dell’esercizio e valore aggiunto
Il contesto di riferimento è l’attività produttiva che ha avuto luogo nell’esercizio: interessano le dimensioni della produzione e non quanto sia stato venduto. Il modello mette cioè in luce quanto l’azienda è stata in grado di aggiungere alla materia prima con il processo di trasformazione: questa quantità è misurata dal valore aggiunto.
Produzione dell’esercizio: tutto ciò che è stato prodotto nel corso del periodo osservato.
Lavori in economia: le attività realizzate dall’azienda stessa per un utilizzo interno, da includersi nel calcolo della produzione periodale.
Costi di acquisto esterni: relativi ad acquisti di beni e servizi effettuati da terze economie, fanno parte della gestione caratteristica.
Valore aggiunto: misura quanta parte dell’intera produzione è imputabile all’attività svolta internamente, non è una misura della redditività ma indica il grado di integrazione verticale, mostrando quanta parte dell’attività produttiva necessaria alla realizzazione dei prodotti è svolta internamente all’impresa; se è elevato alta sarà la componente di operazioni svolte internamente a parità di valore della produzione, se è contenuto sarà maggiore il contributo di terze economie; se al valore aggiunto si sottraggono i costi relativi al personale si ottiene il margine operativo lordo.
Un’analisi del valore aggiunto nel tempo può evidenziare, per esempio le eventuali modifiche dell’assetto produttivo e dei rapporti con i fornitori, in quanto esiste un forte legame tra grado di integrazione verticale e rischiosità operativa aziendale: ad una struttura produttiva complessa corrispondono ingenti costi fissi che non diminuiscono al calare della produzione o delle vendite e ciò impatta negativamente sulla redditività operativa. Il valore aggiunto è quindi particolarmente significativo per le aziende industriali, meno per quelle in cui manca un’attività produttiva.
Il primo modello è perfetto per la redditività aziendale e le sue fonti.
Il secondo è invece adatto alle strategie industriali e alle ristrutturazioni aziendali