Aggiornato il 2 Maggio 2023
Tralasciando la prima voce A), il cui enunciato è già di per sè esplicativo, e che interessa solo le aziende nella loro prima fase di vita o successivamente a valle di qualche aumento di capitale non ancora perfezionato, la voce B), riguardante le immobilizzazioni , viene a sua volta suddivisa in tre raggruppamenti inferiori, ciascuno contraddistinto da un numero romano:
→ B – Immobilizzazioni
I) Immobilizzazioni immateriali
II) Immobilizzazioni materiali
III) Immobilizzazioni finanziarie
Ciascun sottogruppo a sua volta è suddiviso in un certo numero di voci specifiche di dettaglio, che rappresentano un terzo livello di informazione, e ciascuna voce viene contraddistinta con un numero. L’elenco completo è il seguente:
→ I – Immobilizzazioni immateriali
1. Costi di impianto e di ampliamento
2. Costi di ricerca, sviluppo e pubblicità
3. Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno
4. Concessioni, licenze, marchi e brevetti
5. Avviamento
6. Immobilizzazioni in corso ed acconti
7. Altre
In questo gruppo di voci sono riportati essenzialmente dei costi capitalizzati, cioè sostenuti nel corso di un determinato esercizio ma che interessano anche esercizi successivi. L’oggetto dell’analisi è quindi rappresentato da un bene non materiale, e non individuabile fisicamente. Può trattarsi del diritto di fare qualcosa, della capacità di produrre dei beni, dal Know-how specifico, che pur non essendo qualcosa di palpabile fisicamente rappresenta un patrimonio dell’azienda.
La prima voce ad esempio riguarda le spese di costituzione della società o i costi relativi ad aumenti di capitale o altro.
Analogamente la seconda voce riguarda Spese di ricerca e sviluppo per la messa a punto di prodotti o processi che verranno utilizzati negli anni successivi, ed è quindi logico suddividerli su vari esercizi.
Le voci 3 e 4 riguardano il valore dei brevetti ottenuti, valorizzati al costo ed il valore delle licenze, marchi o altre cose similari acquisite , anche esse valorizzate al costo di acquisto.
L’avviamento è il maggior valore di acquisto di alcune partecipazioni rispetto al valore nominale.
Le altre due voci sono self-explaining e non meritano una particolare attenzione.
→ I – Immobilizzazioni materiali
1. Terreni e fabbricati
2. Impianti e macchinario
3. Attrezzature industriali e commerciali
4. Altri beni
5. Immobilizzazioni in corso ed acconti
In questo gruppo di voci sono elencati i beni che sono fisicamente individuabili ed i raggruppamenti sono fatti più per natura che per destinazione. Terreni e fabbricati sono messi insieme perchè sono beni con ammortamento molto lungo, (i terreni si considerano avere una durata eterna ed i fabbricati si considerano avere una durata trentennale).
Seguono impianti e macchinario la cui durata può oscillare da un minimo di cinque anni ad un massimo di dieci o dodici anni.
Le attrezzature differiscono dal macchinario per la minore durata ( solitamente 4 anni), e possono talvolta generare confusione con il macchinario o con le parti di macchinario.
Le altre due voci sono self explaining e quindi vengono tralasciate. L’unica precisazione da fare, visto che la dizione è simile a quella delle ultime due voci delle immobilizzazioni immateriali, riguarda gli acconti: ovviamente da una parte vi sono gli acconti versati al fine di acquisire un bene materiale e dall’altra gli acconti per acquisire un bene immateriale come un brevetto o una licenza.
Esaurita la disamina delle voci, vediamo adesso quali siano i valori che vengono inseriti nel bilancio per tali singole voci.
Le immobilizzazioni materiali ed immateriali, ammesso che non vi siano nuove acquisizioni negli anni successivi, andranno gradualmente diminuendo nel tempo, perchè si considera che in ciascun anno degli esercizi successivi verrà portato come costo una frazione dell’immobilizzazione. Vi è un deprezzamento dell’immobilizzazione sia per la normale usura (caso di immobilizzazioni materiali) sia per la diminuzione del tempo disponibile per poter sfruttare il brevetto o la licenza.
Per questi due tipi di immobilizzazioni quindi il valore sarà definito dai valori originari di acquisizione dei beni, diminuito del fondo di ammortamento , vale a dire dalla somma di tutti i deprezzamenti dei beni, calcolati ciascuno separatamente ed analiticamente. La tabella dei calcoli apparirà nella nota integrativa.
→ I – Immobilizzazioni finanziarie
1 – Partecipazioni in
a) Imprese controllate
b) Imprese collegate
c) Altre imprese
2 – Crediti
a)Verso imprese controllate scadenti entro l’esercizio successivo
Verso imprese controllate scadenti oltre l’esercizio successivo
b) Verso imprese collegate scadenti entro l’esercizio successivo
Verso imprese collegate scadenti oltre l’esercizio successivo
c) Verso controllanti scadenti entro l’esercizio successivo
Verso controllanti scadenti oltre l’esercizio successivo
d) Verso altri scadenti entro l’esercizio successivo
Verso altri scadenti oltre l’esercizio successivo
3 – Altri titoli
4 – Azioni proprie ( Valore nominale complessivo)
Questo gruppo di voci dà uno spaccato delle immobilizzazioni finanziarie dell’azienda, cioè dell’impiego che essa ha fatto delle proprie risorse finanziarie per acquisire la proprietà parziale o totale di altre aziende o per finanziarle in maniera stabile con finanziamenti cioè superiori ai 12 mesi. E’ da notare la differenza fra controllata e collegata . Ciascuna delle due situazioni implica una partecipazione rilevante al capitale sociale della società da parte del soggetto interessato, ma nel primo caso si ha la responsabilità del management, e quindi si può ipotizzare una partecipazione largamente maggioritaria, mentre nel secondo caso si ha una partecipazione di minoranza. Piccole partecipazioni vengono accolte nella terza voce, partecipazioni in altre imprese
Analogamente avviene per le voci relative ai crediti, suddivisi in crediti verso controllate, verso collegate, e in crediti verso la controllante, visto che potrebbe essere la controllata che finanzia la casa madre.
Infine vi è una voce, la 4), che riguarda le azioni proprie, voce che interessa in genere quasi esclusivamente le società quotate in borsa che possono acquistare azioni proprie per sostenere il corso della quotazione in alcuni particolari momenti, ma tale eventualità è regolata da restrizioni sia sulle quantità che sulle durate.
Per quanto riguarda le immobilizzazioni finanziarie si può riscontrare un livello di dettaglio estremamente elevato che interessa in genere solamente i grandi gruppi industriali, in modo da favorire una certa trasparenza della gestione.
Per quanto riguarda infine la diminuzione o l’incremento dei valori da un anno all’altro, nel caso di partecipazioni è generato dalle variazioni del patrimonio netto delle consociate/ partecipate/ altre imprese, e nel caso di crediti, dal parziale rimborso o dall’erogazione di nuovi finanziamenti alle collegate/ controllate / controllante o altri.
→ I – Attivo circolante
L’attivo circolante raggruppa quattro voci, caratterizzate dai numeri romani : Rimanenze, Crediti, Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni, ed attività liquide. Ciascuna voce poi è suddivisa in altre sottovoci coma dallo schema seguente:
I – Rimanenze
1 – Materie prime, sussidiarie e di consumo
2 – Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati
3 – Lavori in corso su ordinazione
4 – Prodotti finiti e merci
5 – Acconti
II – Crediti
1 – verso clienti ( al netto del fondo svalutazione crediti)
2 – Verso imprese controllate
3 – Verso imprese collegate
4 – verso controllanti
5 – Verso altri
III – Attività che non costituiscono immobilizzazioni
1 – Partecipazioni in imprese controllate
2 – Partecipazioni in imprese collegate
3 – Altre partecipazioni
4 – Azioni proprie
5 – Altri titoli
IV – Attività liquide
1 – Depositi bancari e postali
2 – Assegni
3 – Denaro e valori in cassa
La voce rimanenze ovviamente raccoglie, dettagliando per natura delle merci, il valore del magazzino. I valori che vengono assegnati alle varie partite di merci sono quelli di costo. Se ciò è abbastanza intuitivo per le merci acquistate, (Materie prime e componenti acquistati fuori), diviene abbastanza complesso nel caso di prodotti in corso di lavorazione o di prodotti finiti. Come vengono valorizzati tali prodotti?
Il valore è al costo, ma come si fa a calcolare il costo di ciascun prodotto?
La rilevazione viene effettuata a costi standard, nei quali entrano sia il costo delle materie prime che il costo del lavoro. Il costo delle materie prime però viene assunto sulla base dei costi realmente sostenuti, e tale costo può variare nel corso dell’anno e può non essere indifferente assumere per un lotto di materie prime il prezzo dell’inizio dell’anno o del lotto più antico giacente in magazzino o il prezzo di quello acquisito più recentemente. Si hanno diverse possibilità di scelta per evitare confusione. La prima consiste nell’assumere costantemente come riferimento il prezzo del lotto più antico in giacenza, indipendentemente dal lotto dal quale viene realmente prelevato il materiale. ( Metodo Fifo = First in , first out) Il secondo metodo consiste nell’assumere costantemente il prezzo dell’ultimo lotto acquisito ( Metodo Lifo = Least in , first out) ed il terzo, forse il più equilibrato, consiste nel prendere come riferimento la media mobile dei prezzi di acquisto dei beni giacenti in magazzino.
Per quanto riguarda il costo della manodopera, ricordiamo che essa viene calcolata in minuti di lavorazione ed i minuti vengono moltiplicati per un costo standard che include sia il costo medio dell’operaio sia i vari costi distribuiti, costi nei quali entrano anche gli ammortamenti e gli altri costi fissi. Tale distribuzione si basa su ipotesi di ore lavorate e di efficienza del lavoratore ipotizzate inizialmente e possono differire talvolta anche in maniera non trascurabile dalla realtà contingente. Può capitare soprattutto che vadano a spalmarsi su alcune voci le inefficienze di alcuni singoli reparti- Ciò significa che fra tutte le voci del bilancio quella che da o può dare adito a qualche incertezza è sempre il magazzino.
Lascia qualche perplessità la voce “attività che non costituiscono immobilizzazioni”, dal momento che le sottovoci previste sono analoghe a quelle previste per le immobilizzazioni finanziarie, e la distinzione potrebbe essere solamente dovuta al fatto che in questo caso le partecipazioni o i titoli in portafoglio si ritenga di non tenerli in maniera stabile ma solo provvisoriamente.
→ Ratei e risconti attivi
1 – Disaggio su prestiti
2 – Altri ratei e risconti attivi
L’ultima voce riguarda i Ratei e Risconti attivi ; In tale voce vengono inseriti essenzialmente tutti quegli elementi correttivi che consentono di tener conto di alcuni componenti attivi di competenza dell’esercizio, quindi già maturati, ma non ancora incassati perchè il loro incasso avverrà nel corso dell’esercizio successivo ( ad esempio un canone posticipato per un periodo a cavallo della chiusura dell’esercizio), oppure di pagamenti anticipati già effettuati nel corso dell’esercizio ed in parte relativi all’esercizio successivo ( Ad esempio un canone anticipato pagato per un perioda a cavallo della chiusura dell’esercizio) Nel primo caso si avra la necessità di correggere il bilancio dicendo che vi è un rateo attivo (non incassato ma di competenza dell’esercizio) pari ai mesi maturati, e nel secondo caso si correggerà dicendo che vi è un risconto pari ai mesi già pagati relativi all’esercizio successivo.