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Aggiornato il 29 Aprile 2023
In questa guida spieghiamo definizione e significato di principio di prudenza in economia aziendale.
Per la determinazione del reddito di periodo occorre l’utilizzo di un ulteriore principio oltre a quello di competenza, quello di prudenza. Esso, come quello di competenza, si applica al 31/12, al termine dell’esercizio. La sua applicazione è rivolta alle operazioni in corso, cioè una serie di fatti di gestione che riguardano attività e passività del capitale, che hanno origine in un esercizio e fine in un esercizio futuro. Le operazioni, interessate dall’applicazione di tale principio, sono: le rimanenze finali di materie prime, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finti e merci.
Il valore di tali beni e servizi, che rappresenta, contemporaneamente, una delle poste attive del capitale di bilancio e un componente positivo del reddito, è funzione dei ricavi futuri che da essi, una volta completati i cicli produttivi, potranno derivare. A queste operazioni, al termine
dell’esercizio, possono essere assegnati due valori differenti, cioè il valore di costo e quello di presumibile realizzo. Il principio di prudenza è necessario per la determinazione del valore unico di queste poste contabili.
Il valore di costo o costo storico, rappresenta il valore di acquisto di un fattore produttivo, mentre il valore di presumibile realizzo o valore di mercato è il valore legato al prezzo che si presume di poter realizzare dalla vendita di un bene in rimanenza. Possono presentarsi due possibili situazioni a seconda che i valori di presumibile realizzo siano inferiori o superiori al costo. Se i prezzi di presumibile realizzo dei beni in rimanenza sono superiori al costo di acquisto o di produzione, si individua un’area di valori ragionevoli compresa tra un limite superiore rappresentato dai prezzi di presumibile realizzo e un limite inferiore rappresentato dal costo. Quando, invece, il prezzo di presumibile realizzo si prospetta inferiore al costo, scompare la fascia dei valori ragionevoli e tale prezzo costituisce l’unico possibile valore da assegnare ai processi in corso, poiché valori superiori, ancorché pari al costo, non sono in questo caso realizzabili. Definita l’area di valori ragionevoli assegnabili alle operazioni in corso di svolgimento alla chiusura dell’esercizio, occorre individuare attraverso il principio di prudenza quale di essi è
preferibile utilizzare.
Possono prospettarsi due diverse ipotesi valutative a seconda di come applico tale principio: una ispirata al reddito realizzabile e l’altra al reddito realizzato. Secondo la diversa ipotesi di applicazione del principio di prudenza, di determinerà un utile maggiore o minore. Poiché se scelgo valori di realizzo, sposto utili futuri dal futuro al presente, mentre se scelgo quello di costo sposto una quota di utili dal futuro al presente.
Principio di prudenza per il reddito realizzato
Una prima ipotesi di valutazione dei processi in corso di svolgimento è ispirata alla determinazione del reddito realizzato, ossia di quel reddito conseguito e distribuibile con il minor rischio di compromettere l’integrità del capitale. Il reddito realizzato introduce nel processo valutativo il principio di prudenza, secondo la quale i valori da assegnare alle attività sono scelti in corrispondenza dei più bassi tra quelli ragionevoli, ossia pari al costo, poiché hanno maggiori probabilità di verificarsi.
Secondo tale logica, gli utili futuri presunti, che potrebbero derivare dalla vendita dei prodotti e dei servizi a un prezzo più elevato rispetto al costo, non sono anticipati e saranno di pertinenza del periodo nel quale sono realizzati attraverso il reale conseguimento dei ricavi. Al contrario, nel caso in cui il prezzo di realizzo sia previsto in misura inferiore al costo, la scelta del valore più basso determina l’anticipazione a carico del periodo considerato delle perdite anche se soltanto probabili.
Si può affermare che in base al principio della prudenza si devono fare partecipare alla determinazione del risultato economico dell’esercizio le perdite anche se soltanto temute, mentre non si devono considerare i ricavi se soltanto sperati.
L’utilità di tale impostazione è evidente, nel caso in cui non si facessero partecipare alla formazione del reddito dell’esercizio le perdite temute, il risultato economico rischierebbe di essere sopravvalutato con la conseguente possibilità di distribuire utili non effettivamente realizzati.
Principio di prudenza per il reddito realizzabile
La seconda ipotesi di valutazione dei processi in corso di svolgimento è ispirata alla determinazione del reddito realizzabile.
In questa prospettiva, i valori assegnati ai processi in corso, e di conseguenza al reddito di periodo, pure restando sempre all’interno di uno spazio di valori ragionevoli, non saranno attribuiti nel rispetto della prudenza come detto per il reddito realizzato.
I valori dei processi in corso saranno allineati con il relativo valore di presumibile realizzo. Secondo questa ipotesi di valutazione le attività sono valutate ai valori correnti e le passività al valore di presunta estinzione. Adottando tale impostazione il reddito di periodo include non solo le perdite attese ma anche gli utili attesi sui processi in corso, ecco perché si passa a una concezione di reddito realizzabile. Questa prospettiva non comporta l’automatica esclusione del principio di prudenza, ma una sua diversa interpretazione.