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14 Novembre 2021

Costi e Ricavi in Economia Aziendale – Significato

In questa guida spieghiamo il significato di costi e ricavi in economia aziendale.

L’aspetto economico della gestione aziendale riguarda il sostenimento di costi per l’acquisto di fattori produttivi e il conseguimento di ricavi per la vendita di beni e la prestazione di servizi. Tale aspetto è ovviamente preceduto da movimenti di natura finanziaria: le uscite di denaro misurano costi, mentre le entrate di denaro misurano ricavi.

COSTI

RICAVI

Costi pluriennali

Ricavi per la vendita di merci

Costi per l’acquisto di merci

Ricavi per la prestazione di servizi

Costi per lavoro dipendente

Proventi vari

Costi per il godimento di beni di terzi

Ricavi finanziari

Costi per l’acquisto di servizi

Disinvestimenti di beni strumentali

Costi finanziari
(sostenuti per ottenere finanziamenti di
capitale di debito)

Costi fiscali

Il reddito d’esercizio è il risultato economico conseguito con la gestione in un periodo amministrativo, solitamente della durata di un anno. Esso scaturisce dalla differenza tra i ricavi e i costi provocati dalle operazioni di gestione di competenza del (vale a dire riferibili al) periodo considerato. Quando il reddito d’esercizio viene calcolato come differenza tra ricavi e costi d’esercizio si adotta il procedimento analitico, che ha il pregio di chiarire quali componenti positivi e negativi hanno determinato il risultato economico.
Il reddito d’esercizio, o risultato economico della gestione, prende il nome di utile d’esercizio quando i ricavi superano i costi (in questo caso viene inserito come totale a pareggio nella sezione sinistra) e di perdita d’esercizio quando i costi superano i ricavi (in questo caso viene inserito come totale a pareggio nella sezione destra):

SITUAZIONE ECONOMICA

COSTI

RICAVI

Utile d’esercizio

Perdita d’esercizio

Per essere considerato remunerativo, l’utile d’esercizio deve:

garantire uno stipendio direzionale teorico commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro prestato dall’imprenditore o dai soci (qualora vi siano un imprenditore o dei soci che abbiano prestato il proprio lavoro all’interno dell’impresa). L’utile percepito dall’imprenditore o dal socio deve essere superiore allo stipendio che lo stesso imprenditore o socio avrebbe ottenuto lavorando come lavoratore dipendente presso l’impresa

tenere conto di un teorico interesse di computo sul capitale investito, commisurato ai tassi di interesse esistenti sul mercato. L’interesse ottenuto investendo il capitale proprio nell’impresa deve essere superiore a quello che si percepirebbe investendolo in forme di investimento alternative

dare luogo a un profitto che compensi il rischio specifico assunto

Riassumendo, l’utile d’esercizio è remunerativo quando è superiore alla somma dello stipendio direzionale teorico e dell’interesse teorico di computo. Di quanto superiore è ovviamente una questione che riguarda le aspettative di chi investe nell’azienda il proprio capitale. Una misura immediata della redditività del capitale proprio investito in un’impresa è il ROE (return on equity):

(utile d’esercizio : capitale proprio) x 100

Comparando il ROE e il rendimento di eventuali investimenti alternativi sarà possibile per il finanziatore decidere della bontà della remunerazione ottenuta investendo nell’impresa.

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