Aggiornato il 29 Aprile 2023
Gli indicatori di redditività rapportano le diverse configurazioni di reddito alle diverse configurazioni di capitale investito. Gli obiettivi principali sono comprendere se l’azienda riesce a remunerare adeguatamente tutti i fattori produttivi (redditività aziendale) e la capacità di produrre reddito data la quantità monetaria investita (redditività del capitale investito). Si valuta l’equilibrio economico aziendale ed esprime la capacità dell’impresa di produrre redditi.
Gli indicatori principali per la misura della redditività sono
-ROA
-ROE
-ROI
-ROS
-Tasso di incidenza della gestione extracaratteristica.
Il ROA (Return On Assets) misura la redditività del capitale investito inerente
alla gestione caratteristica e patrimoniale, ossia quanto efficientemente il management aziendale sta utilizzando i propri assets per ottenere redditi. Indica la percentuale di utile ottenuta grazie agli impieghi, indipendentemente dalla fonte di finanziamento a cui si è fatto ricorso. E’ un indicatore di redditività globale, riferita all’intero capitale investito (capitale proprio + capitale di debito) e quindi è da considerare soltanto un indicatore sintetico. Per valutare in modo più preciso e dettagliato la redditività aziendale, bisogna scindere i due capitali, dando prevalenza al capitale di rischio in primo luogo (ROE).
Se il risultato percentuale ROA dovesse essere inferiore al costo del denaro (tassi di interesse), significherebbe che il costo del denaro preso in prestito per finanziare i propri investimenti (assets) è stato maggiore rispetto ai redditi creati (utili).
Analiticamente, il calcolo del ROA è il rapporto tra l’utile di esercizio e il totale delle attività
Il ROE (Return on Equity) esprime in termini percentuali la redditività del capitale proprio, ossia il rendimento del capitale conferito a titolo di rischio. Siccome il capitale netto dell’impresa può subire variazioni (prelievi e conferimenti), si esegue una media aritmetica nel periodo preso in considerazione.
Tale indice viene impiegato per valutare l’economicità aziendale nel suo complesso. Il ROE può assumere diversi valori
<0 – il risultato netto (o reddito netto) segna una perdita
=0 – l’esercizio si è chiuso in pareggio
<0 – l’esercizio si è chiuso con un utile.
Un risultato del 10%, ad esempio, indica che l’azienda ha creato un utile netto pari al 10% del proprio capitale di rischio. Per giudicare in modo chiaro il ROE, bisogna confrontarlo con il rendimento offerto da investimenti alternativi a rischio medio-basso, oppure eseguendo un benchmark con gli altri ROE delle aziende. Si può confrontare con titoli di debito pubblico, quali BOT, BTP, CCT, CTZ e così via. Un socio investitore, che impiega proprie risorse economiche nella partecipazione alla società, avrà convenienza a investire ulteriori risorse (o mantenere investite le risorse attuali) solo se la redditività ottenuta, espressa dal ROE, è superiore a quella di altri investimenti con un grado di rischio pari o inferiore. Il ROE e il ROA sono comunque indicatore di redditività generale, seppur il ROE prenda in considerazione solo un tipo di capitale. Entrambi non riescono a guardare alla divisioni interne dell’azienda: gestione caratteristica, finanziaria, patrimoniale ecc. Tutte sono inglobate in un unico indicatore. Questo, seppur utile a vedere macroscopicamente, se l’azienda sta andando nella direzione giusta, non aiuta il top management a soddisfare il bisogno di informazioni più dettagliate per ogni area funzionale, per ogni gestione aziendale, al fine di mettere in atto una strategia ad-hoc. Il rapporto del ROE è il frutto di risultato netto e capitale sociale (o di rischio, o proprio)
Il ROI (Return on Investments) è uno dei principali indici per l’analisi economico-finanziaria. Esso riporta la redditività del capitale investito e l’efficienza economica della gestione caratteristica. Per poter giudicare questo indice, bisogna confrontarlo con il costo medio del denaro: se il ROI risulta inferiore degli interessi pagati sui prestiti al fine di effettuare gli investimenti necessari, indica che gli sforzi economico-finanziari fatti non hanno portato a un miglioramento dei conti, poiché gli interessi pagati per gli investimenti sono maggiori dei profitti creati. In questo caso, a parità di capitale proprio, una riduzione del risultato netto porta inevitabilmente a un peggioramento dell’indice ROE e della leva finanziaria. In sintesi, il ROI deve essere almeno uguale al costo medio del denaro
(costo medio del capitale di debito), misurato dal Return on Debt (ROD).
Il ROD esprime in termini percentuali il costo medio dell’indebitamento, ossia il tasso di interesse medio che l’azienda paga sui propri debiti. Inoltre, indica la misura dell’incidenza del peso degli oneri finanziari (interessi passivi) sulla redditività complessiva.
Il confronto ROD-ROI serve a rispondere alla domanda: “è conveniente finanziare i nostri investimenti attraverso l’indebitamento?”.
Se ROI>ROD, allora la risposta è sì; all’impresa conviene indebitarsi, poiché più fa debito e più avrà risultati economici dai propri investimenti.
L’indicatore-quoziente del ROI è composto come segue
Più il ROI presenta un valore elevato, più l’azienda è in grado di impiegare efficientemente le risorse economiche a sua disposizione. Se, per esempio, l’impresa prendesse in prestito del denaro al costo medio del 7% e investendolo in attività avesse una redditività del ROI=12%, dunque sarebbe conveniente indebitarsi, poiché riuscirebbe mediamente a guadagnare il 5%. Il ROI è influenzato dalla redditività delle vendite (ROS) e dalla velocità di rotazione degli impieghi (o rotazione del capitale operativo netto), chiamato, da ora in poi, TR.
Il ROS (Return On Sales) misura la redditività delle vendite in termini percentuali, ossia qual è il ricavo netto conseguito per ogni euro di fatturato nel ciclo di produzione (approvvigionamento, lavorazione, vendita). Infatti, la capacità di produrre utile (reddito netto) è in relazione alla capacità di ottenere ricavi unitari (prezzo) superiori ai costi totali unitari. Il risultato del ROS può essere
<0 – il risultato operativo della gestione caratteristica è negativo =0 – il risultato operativo è uguale a zero >0 – risultato migliore e più frequente. Tanto maggiore è il valore, tanto più alta è l’efficienza economica dell’impresa.
Il rapporto per calcolare il ROS è il seguente
I ricavi e quindi il ROS, non dipende soltanto da fattori interni dell’azienda (volumi, costi operativi e ricavi di vendita), ma anche da fattori economici esterni.
Un analista aziendale, infatti, non deve intendersi di sola economia aziendale pura. Indispensabili sono le conoscenze economiche trasversali, quali l’economia politica, in particolare la microeconomia (per i fattori interni e di mercato) e la macroeconomia (per i fattori esterni agglomerati). Proprio per il ROS, i ricavi sono influenzati anche dalla domanda aggregata, termine macroeconomico, per rappresentare l’insieme della domanda dei beni e servizi di una nazione in un certo periodo. Essa è espressa dal seguente calcolo
Dove C sono i consumi totali, I investimenti, G spesa pubblica e NX il saldo delle importazioni al netto delle esportazioni.
Per misurare l’impatto della gestione non caratteristica dell’impresa, come la gestione patrimoniale, si utilizza il tasso di incidenza della gestione extracaratteristica. Infatti, queste gestioni possono avere un impatto positivo o negativo sui conti aziendali. Nonostante la validità di un risultato positivo, un’azienda che si sostiene solo grazie alla gestione extracaratteristica non può esser considerata economicamente sana. Una volta ricavato il reddito operativo (o EBIT) riguardante le attività caratteristiche dell’azienda, il calcolo del tasso di incidenza della gestione caratteristica indica il contributo dell’attività non caratteristica (ad esempio per coprire i risultati negativi della gestione tributaria).
L’indicatore quoziente è il seguente
In linea di principio, l’indicatore ha valori compresi tra 0 (se il reddito netto è nullo) e 1 (se il reddito netto è pari al risultato operativo). L’indicatore in oggetto perderebbe significato qualora il risultato netto (o reddito operativo) fosse negativo, cioè perdita.